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"Gli scritti" di Bettino Ricasoli

a cura di Pierluigi Barrotta Marco Bertoncini e Aldo G. Ricci

Sta uscendo un supplemento di Libro Aperto (la rivista diretta da Antonio Patuelli), si tratta di un nuovo volume che prosegue nel documentare l’opera dei massimi esponenti del liberalismo democratico italiano che furono ai vertici dello Stato dopo l’Unità nazionale. Negli anni scorsi erano apparsitre volumi dedicati a Camillo Cavour: “I verbali dei Governi Cavour”, “Scritti economici” e “Scritti e discorsi politici”. E’ stato anche pubblicato uno dei “Best Seller” di Massimo D’Azeglio “Degli ultimi casi di Romagna” e “I partiti politici e la ingerenza loro nella giustizia e nell’amministrazione” di Marco Minghetti. Ora è la volta del successore di Cavour alla Presidenza del Consiglio, il “Barone di ferro” Bettino Ricasoli. Ne viene presentata una scelta di lettere e diari che tratteggia un compiuto ritratto dello statista, del patriota, dell’uomo privato: un uomo capace di amministrare con eguale accortezzae profonda onestà il patrimonio pubblico come quello proprio, un liberale puro,un acceso sostenitore della libertà anche per la Chiesa.

Si tratta di un volume di 112 pagine curato da Pierluigi Barrotta, Marco Bertoncini e Aldo G. Ricci.

Di Ricasoli e di quella generazione di statisti risorgimentali, Benedetto Croce, nella sua “Storia d’Italia dal 1871 al 1915” ha scritto fra l’altro che erano“… esemplari per la purezza del loro amore di patria che era amore della virtù, per la serietà e dignità del loro abito di vita, per l’interezza del loro disinteresse, per il vigore dell’animo e della mente, per la disciplina religiosa che s’erano data sin da giovani e serbarono costante: il Ricasoli, il Lamarmora, il Lanza, il Sella, il Minghetti, lo Spaventa e gli altri di loro minori ma da loro non discordi, componenti un’aristocrazia spirituale, galantuomini e gentiluomini di piena lealtà. Gli atti loro, le parole che cihanno lasciate scritte, sono fonti perenni di educazione morale e civile, e ci ammoniscono e ci confortano e ci fanno a volte arrossire; sicchè deve dirsiche, se cadde dalleloro mani il fuggevole potere del governo, hanno pur conservato il duraturo potere di governarci interiormente, che è di ogni vita bene spesa ed entrata nel pantheon delle grandezze nazionali”.

Sinoti – aggiungeva Benedetto Croce – come il primo nell’enumerazione sia proprio Bettino Ricasoli, il “Barone di ferro”, l’immediato successore di Cavour, l’uomo che seppe recare la Toscana nell’Italia unita e che dello stesso Gran Conte raccolse per primo la difficile eredità.

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